Nell’attuale società multietnica, dove si incrociano lingue, culture, costumi e religioni di diversa provenienza, ci è sembrato utile ed interessante ricordare la pubblicazione di un libro che, con rigoroso metodo scientifico, ricostruisce i rapporti che l’isola di Capri ed i suoi abitanti hanno avuto con il mondo islamico. Capri e l’Islam, pubblicato nel 2000 per le Edizioni La Conchiglia, analizza ed approfondisce le relazioni, non sempre pacifiche, che si sono sviluppate nel corso dei secoli con i territori e le popolazioni arabe del Mediterraneo. La presenza di pirati saraceni prima e barbareschi poi nelle acque di Capri è stato un fenomeno che ha inciso in maniera determinante nel tessuto sociale isolano, lasciando tracce tangibili nella toponomastica e nelle strutture architettoniche ed urbanistiche locali. I nomi di grandi corsari come Khayr el Din (Barbarossa) e Dragut suscitano ancora oggi terrore ed angoscia. La triste pratica della schiavitù, per la verità praticata anche sull’isola, e i rinnegati Capresi in terra d’Africa o nei territori di Levante furono fenomeni molto diffusi, ma ancora poco conosciuti. Questi ed altri interessanti temi sono ampiamente illustrati nel libro che, peraltro, contiene gli atti degli incontri promossi a suo tempo dall’Associazione Culturale Oebalus “Studi su Capri, il Mediterraneo, l’Oriente” e si avvale della presentazione dello storico Giuseppe Galasso.
- L’approdo romano di Tragara
- “Romanzo caprese” di Sergio Vellino e Pina Capobianco