Approdo di Tragara
La cala di Tragara è abbastanza facilmente raggiungibile, a piedi, per mezzo di un comodo sentiero, ed è d’altronde frequentata meta di bagnanti. L’insenatura si presenta tuttora ben riparata per la presenza, poco al largo, dei Faraglioni da un lato e dello scoglio del Monacone dall’altro.
Attualmente sul luogo sono visibili i resti di tre ambienti e di un muro di terrazzamento lungo m 23,85 ed alto circa m 3,50. Tale muro, realizzato con una tecnica a blocchetti irregolari di calcare con un ricorso in laterizi, ha la doppia funzione di terrazzamento del costone roccioso e di parete di fondo dei tre ambienti. Di questi ultimi si conserva ben poco: quasi nulla dell’elevato, parte della pavimentazione in opus spicatum (piccoli mattoncini in laterizio disposti a spina di pesce) dell’ambiente a sud, parte delle lastre in pietra della pavimentazione dell’ambiente a nord.
Hadrawa parla assai brevemente del porto di Tragara, «dove Tiberio teneva una squadra di legni armati per la sua difesa, anzi è noto che all’occasione della condanna di Sejano, Tiberio aveva qui pronte le navi per fuggire a’ suoi eserciti».
In base alla descrizione del Mangoni, sotto l’acqua si vedono in particolare «tre grandi basi di solida muraglia costruite ad eguale distanza l’una dall’altra, che danno a vedere fossero state il sostegno di archi e di fabbriche per uso del porto stesso».
Più oltre l’autore, ritenendo troppo stretta la cala di Tragara per ospitare una flotta degna della difesa di un imperatore, ipotizza che il porto romano si estendesse «fino all’altro capo del monte di Anacapri, detto Marcellino».
Il Mingazzini ancora distingueva sullo scoglio delle gettate di caementum tra le anfrattuosità della roccia e tagli sulla roccia levigata, probabilmente una sistemazione dello scoglio a molo.
Il Friedlaender riferisce che sotto lo specchio d’acqua, verso nord, era possibile vedere «una serie di blocchi di muratura di getto, separati da un sistema di sottili canali», che sarebbero i resti del molo romano, ed aggiunge che «delle grosse condutture di piombo, una volta esistenti, indicano che vi si adducevano grandi quantità di acqua dolce dalle cisterne delle Camerelle »
Questa descrizione ha suggerito anche la possibilità che «il complesso di Tragara comprendesse anche la piscina o vasca per la piscicoltura».
[M.V.d.C.]
Estratto da: Capri antica dalla Preistoria alla fine dell’età romana, a cura di Eduardo Federico e Elena Miranda, La Conchiglia, Capri,1998.