“Annui carlini sei esige il Capitolo di Capri dalla chiesa procattedrale di Santo Stefano, quali si pagano sopra una casa che stava alla Strettola, e poi demolita per uso della detta procattedrale; e si pagano nella metà di agosto quale è pervenuto al Capitolo per l’aggregazione del Beneficio sotto il titolo della Pietà“. L’annotazione contenuta nella Platea 1689 contiene un interessante riferimento all’antica chiesa di Santo Stefano e ci fornisce lo spunto per introdurre le brevi notizie concernenti la cappella di Santa Maria della Pietà. Tra le cappelle dell’isola questa era senz’altro una di quelle più ricche, potendo contare su di un Beneficio cospicuo, con rendite provenienti da beni in Capri ed Anacapri: le Platee contengono numerosissime ed esaurienti testimonianze al proposito. La più antica è datata 1534 ed è la trascrizione di un atto con cui la cappella della Pietà censiva un territorio nel luogo detto Ara ad uno Strina “per carlini quattro e grana cinque annui“. Nel 1607 è proprio uno Strina a fungere da cappellano di “Sta Maria della pietà sita in Capri dove si dice fore lo vado“: egli concede in enfiteusi una “certa casa sita dove si dice a S.Andrea seu à Porta (…) iusta li beni della chiesa di S.Antonio“. Nel 1615 lo stesso Gian Tommaso Strina firma un contratto di enfiteusi di un oliveto di quarantacinque pergole “sito dove si dice allo truglio iusta li beni (…) della cappella di San Severino“(1) Il pregevole disegno di Giacinto Gigante, nella pagina precedente, ci offre l’opportunità di formulare un’ipotesi sulla sua ubicazione, appunto nella zona di Fuorlovado. L’edificio a destra, oggi completamente trasformato, potrebbe essere stato un tempo la cappella di Santa Maria della Pietà. |