Due delle antiche cappelle di Capri erano intitolate a San Nicola. La prima, definita nei documenti San Nicola a Sopramonte, è menzionata nella Santa Visita del vescovo Rocco, laddove si elencano i Benefici annessi alla Parrocchia di Santo Stefano. Le rendite della cappella ammontano a poco più di 5 ducati e provengono da “un pezzo di terra, sito nella zona d’Anacapri, dove si dice à Caposcuro“, da “un olivetello sito alla Cercola” e un altro “a discopoli per la via di tragara“, e da appezzamenti di terreno a Moneta e a Cesina. Seguendo le indicazioni di Carelli sulla probabile ubicazione dell’edificio sacro (“nella scala che da corso Tiberio va a Sopramonte, a lato della scala dell’ex hotel Windsor“), è stato possibile riscoprire oggi le tracce della cappella di San Nicola, nascoste ma ancora riconoscibili, a secoli di distanza e dopo i lavori che l’hanno trasformata in abitazione. La cappella è ancora lì, in un immobile di via Gradoni Sopramonte, sul lato sinistro della scalinata che conduce a quello che era un tempo un albergo e in tempi più vicini la sede dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. L’entrata laterale, da uno spazio che potrebbe avere avuto le funzioni di piccolo sagrato, ci introduce in un ambiente di modeste dimensioni (m 2,5×5) coperto da una volta a vela. Da qui si ha accesso ad un secondo ambiente (forse una sacrestia), ancora più piccolo (m2x2) e coperto anch’esso da una volta a vela realizzata in direzione opposta rispetto alla prima. L’altare era forse un tempo posto sulla parete a sinistra dell’entrata, laddove si nota una sorta di cornice il cui incavo fa pensare ad un’abside, forse abbellita da un quadro votivo; due nicchie sono poste simmetricamente sulla parete più lunga. E’ proprio questa l’antica cappella di San Nicola; la scala (interrotta) che oggi si diparte dallo spazio prima identificato come sagrato salendo verso Sopramonte era ancora denominata, a metà dell’Ottocento, “strada San Nicola”. Nella zona si trovava il “fondo detto San Nicola con casamento dentro” di proprietà di don Pietro Simioli. |